Api ruspanti e api civilizzate
Il periodo di sciamatura può iniziare ai primi di marzo e andare avanti fino a tutto maggio. Per sfruttare la prima fioritura redditizia, quella dell’erica, è importante in quella zona della Maremma avere famiglie così forti da essere sull’orlo della sciamatura. Marco evita di usare l’escludi regina, che con le sue api e nella sua zona equivarrebbe a una sciamatura quasi certa, e anche si affida a un ricambio frequente delle regine, che devono essere sempre giovani. L’impatto della salita delle regine a melario gli risulta davvero minimo, e i pochi telaini con covata rimangono nel melario fino a esaurimento della covata o vengono spostati ai lati per incoraggiarne l’abbandono.
Per produrre nuclei e regine usa le celle di sciamatura, usando quello che lui chiama il “principio dell’organetto” prima allargarsi con la formazione di sciami e poi stringere, utilizzando parte delle regine per il rinnovo periodico e riaccorpando il resto. Alla mia ovvia obiezione sulle celle di sciamatura come metodo di selezionare i ceppi più sciamatori, mi risponde di essere convinto che non ci sia poi questa grande differenza, in termini di sciamatura, tra le sue api e quelle che per anni ha comprato da allevatori professionisti, e che ora ha smesso del tutto di comprare. E’ convinto della superiorità, nella sua zona, delle api locali, un po’ più aggressive e di colore più scuro. Ma la loro principale. differenza con api acquistate lontano, soprattutto se di tipo “chiaro”, l’ha riscontrata sia nei tempi di rientro la sera (le sue “vanno a letto più presto” ) sia nel fatto che quelle più “civilizzate” covano fino alla cima del telaio, mentre nelle sue la covata va di pari passo con la stagione e con la capacità di raccolto, e la covata è sempre circondata di provviste.
Marco è inoltre convinto, anche se è un’affermazione che fa con tante riserve e prudenza per paura di poter essere d’errore a qualcuno, che il traslarvo non sia un’operazione senza conseguenze e che la nutrizione che le celle ricevono durante la sciamatura sia insostituibile.
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Paolo Faccioli