CONSIGLI PER UNA APICOLTURA NATURALE

 

Mathieu Argot, formatore in apicoltura naturale.

Articolo tratto dalla rivista “Silence!” n.492 ottobre 2020  

Al contrario dell’apicoltura convenzionale che cerca innanzitutto la produzione del miele, l’apicoltura naturale si propone di relegare la questione della produzione in un secondo piano per concentrarsi sull’autonomia e la libertà delle api.

La maggioranza degli apicoltori professionali e di hobbisti trattano le loro colonie contro la varroa, le nutrono abbondantemente di saccarosio, per la paura di vederle perire durante l’inverno, cambiano le regine in modo sistematico con lo scopo di mantenere una buona produttività, importano delle regine selezionate al fine di ottimizzare la produzione, forniscono la cera alle api per facilitare loro il lavoro, ecc.

L’apicoltura naturale, molto eterogenea, propone di interrogarsi su tutti questi punti chiave. La produzione del miele diviene così secondaria, l’autonomia e la libertà della colonia sono le priorità. Questo si traduce in alcuni elementi concreti, che saranno applicati in modi differenti e su differenti scale a seconda degli apicoltori.

 

LIMITARE LE VISITE

 

Visitare l’alveare perturba fortemente le colonie. La temperatura si abbassa, i feromoni (gli odori che occorrono alla comunicazione fra le api) sono dispersi dalla corrente d’aria, la propoli (specie di linfa raccolta dalle api e utilizzata per igienizzare l’alveare) è spaccata, talvolta anche le api sono schiacciate. Bisogna favorire l’osservazione prima di tutti gli interventi più intrusivi.

 

LASCIARE LA PROPOLI DOVE LE API LA METTONO

 

Molti apicoltori grattano, ad ogni visita, la propoli avendo come scopo di facilitare il loro intervento. Dunque, in natura, la propoli gioca un ruolo decisivo; igienizza l’alveare e previene eventualmente le malattie. Lasciare la propoli ovunque le api decidano di metterla è un’evidenza in apicoltura naturale.

 

NON FORNIRE PIU’ LA CERA

 

La cera è prodotta naturalmente dalle api. L’apicoltore convenzionale inserisce da molto tempo la cera d’api “ricondizionata”, stampata allo scopo di produrre unicamente operaie, evitare che le api consumino una parte di miele raccolto per trasformarlo in cera (guadagno di tempo e guadagno di miele) ed avere dei telai dritti e ben costruiti, questo facilita il suo lavoro nell’ apiario. Ma questa cera stampata ha molti difetti:

– dieci volte più spessa, limita la coesione della colonia impedendo il passaggio delle vibrazioni, dei feromoni, che sono il modo di comunicare delle api;

– obbliga la costruzione delle cellette (tutte uguali ndt) , obbligando a produrre delle operaie. In natura troviamo un 15% di celle maschili, cosa che succede raramente dentro un’arnia convenzionale;

– può introdurre dei prodotti non desiderabili: negli ultimi anni abbiamo scoperto che oltre le molecole di prodotti fitosanitari presenti in alcune cere, dei commercianti poco scrupolosi le hanno tagliate con dei prodotti provenienti dall’ industria petrolifera, meno onerosi;

– diminuisce il lavoro delle ceraiole, questo può creare un disequilibrio all’ interno della colonia. In effetti, allorché una casta della colonia si ritrova senza attività, può essere una possibile causa di sciamatura.

 

ACCETTARE LA SELEZIONE NATURALE

 

In apicoltura convenzionale, si cambiano frequentemente i telai fra le colonie con lo scopo di avere un capitale di alveari omogenei. Ciò maschera i difetti della regina e permette a delle colonie difettose di riprodursi e, quindi, di trasmettere questi difetti alle altre. La natura, spietata, non permette che alle più adatte di sopravvivere.

Ci sono ancora altri passi da compiere in apicoltura naturale: limitare o eliminare i trattamenti contro la varroa, non spostare più gli alveari, limitare il numero delle colonie all’interno di una stessa postazione, limitare la taglia degli alveari e scegliere i modelli più piccoli, ridurre o eliminare tutte le raccolte di miele, o ancora non dare alle api che delle nicchie per non manipolarle più.

 

HOBBISTI E PROFESSIONISTI LA DIFFERENTE POSTA IN GIOCO

 

Ogni apicoltore può mettere in essere un’apicoltura più naturale, in modo particolare se lui o lei fanno parte del 95% di apicoltori amatori, per i quali i redditi non dipendono dalla raccolta del miele. Per i professionisti la transizione è più complessa, ma degli esempi esistono di apicoltori di mestiere che hanno abbandonato la cera ricondizionata e ridotto le nutrizioni delle colonie grazie a delle nuove tecniche. Perché dover pianificare ogni metro quadrato e metterlo in produzione quando noi sappiamo ormai che quello che manca alle api è solo un mondo più selvaggio, nel quale esse hanno vissuto cento milioni d’anni prima dell’arrivo degli umani sulla terra?

 

 

Trad. M. Mantovani

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