Il territorio

La zona dove Marco lavora è zona di insediamenti etruschi. “Gli Etruschi sceglievano i loro posti su responso degli indovini, che lo traevano dall’osservazione delle viscere degli animali: posti buoni, dunque, si diverte a sottolineare Marco,“perché erano i loro stessi dei a indicarglieli”. La presenza della palma nana testimonia la mitezza del clima, e ricca è la varietà di fiori. Ma negli ultimi anni gli è toccato letteralmente “darsi alla macchia”, imparando sempre più a evitare i posti più intensamente utilizzati per l’agricoltura da reddito, abbandonando anche il servizio di impollinazione dei poponai, dei quali si sono salvati soltanto quelli più industriali e quindi più soggetti all’uso di diserbanti e fitofarmaci. Nella sua zona si può ancora cogliere l’occasione di oasi o aziende biologiche estese (ce n’è una di cinquecento ettari) o aziende agrituristiche prospicienti il mare: delle nicchie ecologiche in cui ha creato dei capisaldi. Là l’erica costituisce –pur con degli alti e bassi- la prima massiccia fioritura, accompagnata e seguita dai fiori della macchia mediterranea, mandorlo, bosso, cisto (che secondo Marco non è solo fonte di polline ma anche di nettare), marruca , malva, nepitella, oltre che girasole, da cui ricava una discreta produzione, il che potrebbe sorprendere. L’impressione di Marco è che sul girasole le api si stressino, per cui ritiene impensabile inseguirne la fioritura con famiglie già stressate da raccolti precedenti. Mentre se gli alveari sono stanziali e se sono arrivati al 10 di giugno grazie alla presenza di una serie di fioriture di contorno (e magari senza produrre granchè), allora il girasole può anche rendere. Naturalmente si tratta di girasole locale, quello di dimensioni più piccole, più difficile anche a con 150 ettari di girasole ibrido tutto intorno, le api vadano alla fame: la decadenza delle produzioni di girasole non gli sembra quindi essere principalmente una questione di clima, anche se è evidente una “tropicalizzazione” del territorio: la testimonia un’aumentata influenza dell’ailanto e della forza degli eucalipti, che vengono bottinati anche a grande distanza. Un po’ più a nord, verso Rosignano, Pomaia, Pastina è possibile trovare delle estensioni di sulla. Il corbezzolo, invece, manca all’appello da alcuni anni, in parte per la sempre più prepotente presenza dell’edera, che al corbezzolo si mescola rendendo difficile la smelatura. Marco ci ha rinunciato, dal momento che per lui con quel miele si trattava di accontentare un esiguo numero di clienti cittadini un po’ snob.

La stagione si apre a fine gennaio, col nespolo prima e il mandorlo poi, e arriva fino sotto Natale.

2.

Paolo Faccioli