LA COSTA TIRRENICA, TUTTO UN ALTRO MONDO!

Intervista per la rivista Lapis

Spesso la rivista Lapis, a cui tanti dei nostri soci sono abbonati, presenta, rispetto al lettore toscano, una certa sfasatura in termini di calendario apistico o di tematiche. Essa nasce nel Norditalia e capita che vi si parli per esempio di visita primaverile quando da noi si è già in piena sciamatura, o che si dedichi consistente spazio alla nutrizione delle api che da noi è un problema di rara attualità. Ci siamo chiesti se anche un bollettino toscano come questo dell’ARPAT, ricalcato soprattutto sulle province di Firenze e Siena, potesse a volte sembrare sfasato rispetto alle esigenze dell’apicoltore della costa. Molto spesso l’esperienza inapicoltura è legata a una conoscenza intima e profonda di un territorio e della sua tipicità in termini di manifestarsi delle stagioni, fiori e loro resa, influenze sul comportamento delle api, caratteristiche dei ceppi d’api locali, zone microclimatiche, e così via. Marco, cosa ci fanno quei fondi antivarroa appoggiati a lato delle casse? E’ solo una prassi legata alla stagione calda? Io sono rimasto colpito da come, dalle nostre parti, gli apicoltori ne abusino, dimenticando che il fondo mobile è nato come strumento diagnostico,e che prima non c’era. Trovo spesso a primavera fondi aperti e famiglie scarse di provviste o che stentano a svilupparsi, spesso c’è propolizzazione della rete e,nei momenti secchi, l’ inquietudine che dà origine al saccheggio…Pensa che ci sono apicoltori-e di quelli bravi- che hanno risostituito al fondo mobile quello fisso, altri che non hanno mai voluto averlo…
Da noi, caro Paolo, le api non propolizzano mai la rete, né tentano il saccheggio, a meno che proprio non le provochiamo lasciando per esempio i melari sporchi da ripulire. Né soffrono il freddo. Persino per parte dell’inverno (ma il nostro inverno è chiaramente diverso dal vostro, siamo sul mare…) lasciamo il fondo aperto. L’aria calda rimane alta, l’aria fredda non può salire da sotto, l’alveare viene a costituire una “bolla” calda. D’altra parte da noi gli sciami liberi vanno spesso a cercare dimora in un olivo, dove c’è tanta aria di sotto…
…Mentre da noi a volte le vedi uscire dal forellino impercettibile di un muro dove se ne stanno totalmente protette: proprio l’altro giorno ne ho smurato uno da una torre. Oppure da un buco ben propolizzato di un castagno… Ma ci sono altre cose che ti sembrano molto diverse, qui da voi, rispetto a quelle che descriviamo normalmente sul giornalino?
Beh, sicuramente quello che riguarda i trattamenti antivarroa in blocco di covata. Il blocco di covata da noi comincia a verificarsi a fine luglio e dura per tutto agosto, per noi il trattamento estivo –che facciamo usando prodotti a base di timolo- non è “tampone”, ma di pulizia totale. Nondimeno facciamo trattamenti invernali con l’ossalico, per abbassare eventuali effetti di reinfestazioni. Quindi non possiamo proprio permetterci di dilazionare i trattamenti a fine agosto.
Una cosa ho sempre voluto chiederti: da noi, in provincia di Firenze, sono state trovate sulle api larve di senotainia tricuspis (la “mosca assassina”) anche se non sembra che gli alveari abbiano mai riportato danni particolari. Non sappiamo se dobbiamo cominciare a preoccuparci. Com’è stato da voi, che si dice siate la zona di elezione di questa mosca a cui si imputa la sparizione di tante famiglie di api?
Guarda, noi abbiamo messo per due anni le trappole cromotropiche suggerite dall’Università di Pisa sui tetti delle arnie, e distribuito l’identikit della mosca. Tutto ci si trovava appiccicato, calabroni, vespe, moscerini, tranne che questa mosca. E neanche possiamo dire di aver avuto danni alle famiglie.
Ho assaggiato il tuo miele di corbezzolo. Ne produci un bel po’… Come fate a evitare che le scorte invernali di corbezzolo sfiniscano le famiglie? Da noi, anche se ovviamente nei rari anni che rende mettiamo i melari, nello stesso tempo lo consideriamo una fonte di guai. E dobbiamo avere famiglie molto forti, se vogliamo che si sfoghino a melario anziché zeppare il nido…
Pensa che invece da noi consideriamo le scorte di corbezzolo ideali per l’inverno. Le api ci mangiano così volentieri…
Fai uso degli escludiregina?
Se usassi gli escludiregina, non riuscirei a fare il miele di erica. Le api semplicemente non salirebbero a melario.
Li metti magari in un secondo tempo?
No, a questo punto metto i melari dove c’è un po’ di covata in alto, lascio che nasca e che lo spazio venga riempito di miele. I telaini risultano poi leggermente scuriti, ma l’incidenza è molto bassa e posso tranquillamente eliminarli a fine stagione.
Vedo anche che hai prodotto un bel po’ di girasole. Non solo da noi, ma persino nel grossetano si comincia a non contarci più e non sappiamo con certezza se attribuire la scarsa produzione agli ibridi o al clima diventato più secco, o a tutt’e due.
Propendo per attribuire la colpa agli ibridi. Qui il clima è secco, ma per esempio tutto questo girasole che vedi davanti a te e che ributta spontaneamente, è fitto d’api. Inoltre adotto come strategia tenere tanti piccoli apiari di dieci alveari ben distribuiti sul territorio. In queste zone non riesco a concepire gli apiari di settanta alveari con cui arrivano certi professionisti del Nord.
Qual è da voi il periodo della sciamatura, e quanto dura? Come ti comporti?
Inizia ai primi di marzo e va avanti fino a tutto maggio. Noi abbiamo ceppi locali piuttosto sciamatori, api scure e un po’ aggressive. La mia personale filosofia (che mi porta a recuperare anche tipi di sementi usate prima dell’agricoltura industriale) è rinsanguare gli apiari con regine provenienti dalla mia stessa area anziché comprarle lontano. Cambia allora anche il mio modo di controllare la sciamatura. Conto molto sul fatto che le regine siano giovani. Se poi vedo che la sciamatura è inevitabile, che non c’è verso di fermarle nemmeno togliendo spesso le celle, allora le lascio sfogare e, con questo tipo di api, conto sul fatto che le figlie sembrano migliorare rispetto alle madri. Ma sicuramente con le nostre api non sono facili da usare “formule”. Eppure, pensa che non potresti sfruttare la fioritura dell’erica se non avessi le api forti come lo sono solo sull’orlo della sciamatura!.