LA REGINA DELLE API IN GABBIA

La regina delle api in gabbia.Riflessioni ed esperienze del padre dell’ allevamento moderno di regine d’api G.M.Doolittle.

Quando in apicoltura, per contrastare la crescita del parassita varroa, ho visto l’introduzione del metodo di ingabbiare le regine, immediatamente mi è tornato in mente un passo del libro: “Scientific Queen Rearing” di G.M.Doolittle, edito da Thomas G. Newman and Son a Chicago nel 1889.

Bisogna ricordare che Doolittle è l’inventore del metodo di riproduzione e allevamento di regine più utilizzato a livello planetario dagli apicoltori, principalmente dagli allevatori altamente specializzati. E’ il metodo del “traslarvo” (la tecnica di cogliere una larva di ape operaia e farla diventare regina mettendola in una cella più grande dentro un’alveare orfano), dei cupolini in cera, degli starter e dei nuclei di fecondazione tanto per intenderci.

Però, nel libro citato, da pagina 145 fino a pagina 148 Gilbert ci parla delle sue perplessità a riguardo della sofferenza, comprovata nella sperimentazione, dell’apparato riproduttivo della regina che, dopo la claustrazione, difficilmente riusciva a ritornare ai livelli di deposizione di prima dell’ingabbiamento.

Nel suo modo colloquiale di esporre le cose, l’autore, inizia chiedendoci se per la nostra esperienza siamo stati soddisfatti delle regine che abbiamo ricevuto per posta. E’ una domanda che ci possiamo porre anche oggi. Molti allevatori che inviavano regine, a fine anno 1800, venivano pubblicamente biasimati e criticati per la qualità delle madri. E queste critiche venivano archiviate da Gilbert che in poco tempo riuscì a formare una casistica su tutti questi reclami.

Volendo egli stesso iniziare un’attività in grande di allevamento questo aspetto della qualità lo preoccupava molto, prese come primo fattore da analizzare l’invio vero e proprio con tutte le sue fasi: rimozione della regina dalla sua famiglia, l’invio e l’introduzione in un altro alveare, il blocco della deposizione e i suoi effetti su regine prolifiche, la situazione di blocco che poteva variare da 3 giorni a 3 settimane.

Nel passato aveva già cercato brani di libri su questa materia, alcuni autori avevano attribuito questo problema al trattamento brusco che le regine ricevevano durante il viaggio. La soluzione sembrava quella di riuscire a diminuire il tempo del trasporto, la soluzione era l’invio espresso. Ma i risultati insoddisfacenti delle regine “espresso” che Gilbert continuava ad acquistare gli fecero concludere che per trovare la soluzione del problema bisognava cercare altrove. Nei rapporti epistolari con dei famosi allevatori iniziò a tenere sotto controllo le regine ricevute in modo sistematico. Una regina ricevuta non riuscì a deporre uova a sufficienza per il periodo di controllo durato 2 anni, un risultato talmente scarso che una regina del suo apiario riusciva ad eguagliare in 2 mesi di deposizione. Gilbert chiese le caratteristiche alla partenza e l’allevatore rispose che prima dell’ingabbiamento aveva deposto 10 telai Langstroth di covata serrata.

Anche altri allevatori portarono esempi simili, tutti i racconti coincidevano. Adesso, che iniziava lui stesso ad inviare regine la situazione si capovolgeva, inviava delle extra regine in termini di prolificità comprovata e riceveva delle valutazioni di ritorno di scarso valore generale. Mr. Alley, scrittore di un libro sull’allevamento, suggeriva che la causa poteva risiedere sul fatto che la regina veniva tolta dalla famiglia troppo repentinamente e le uova, copiose in una regina prolifica, erano il bersaglio del trattamento brusco del trasporto. Apparato riproduttivo “gonfio” e quindi più sensibile alle manipolazioni ruvide. Bastava decomprimere per un po’ di tempo la regina in un nucleo ridotto (in spazio e in api).

Gilbert decise che la verità doveva essere trovata affrontandola. Catturò alcune delle sue regine più prolifiche e le ingabbiò, riprodusse le stesse operazioni per l’invio: stesso numero di accompagnatrici nella gabbia. Poi iniziò a trattare alcune come se stessero in viaggio continuo, altre trattate più gentilmente e altre ancora non toccate del tutto. Dopo un periodo durato da una a due settimane le regine vennero restituite alle colonie. Stranamente quelle manipolate con più accortezze si rivelarono le più deficitarie nella ripresa della deposizione. Comprese che tutto il problema era rappresentato dalla brusca interruzione della deposizione, situazione non presente in natura, dove prima della sciamatura, una regina altamente prolifica iniziava gradualmente l’interruzione della posa delle uova. “Se fossi nel giusto con questa conclusione”, scrisse, “ e credo di esserlo, e cioè che le regine sono principalmente danneggiate dall’improvvisa interruzione della loro prolifica deposizione”, continuò : “ e non potendo trovare una soluzione che risolva completamente questa difficoltà, continuerò a provare se questi effetti si riverberano sulle figlie oppure se esse possano ritornare al livello della madre prima dell’ingabbiamento”.

Nelle conclusioni finali, scrisse, che le regine danneggiate producevano proprio figlie prolifiche, e per questa ragione avvertì chiunque ricevesse regine ingabbiate, con le caratteristiche di cova non soddisfacenti, di allevare immediatamente regine dalle uova appena le larve fossero state pronte.

In questo modo il compratore avrebbe avuto un buon ritorno del denaro speso, specialmente nel caso che la regina, acquistata a caro prezzo, non desse seguito alle aspettative promesse.

Questo pensiero confuso mi ritornò in mente proprio nel momento in cui vidi la prima gabbietta cinese e i primi consigli di manipolazione. Sentivo una avversione che sembrava avere una base istintiva.

Non era istinto, erano le parole di Gilbert M.Doolittle che ritornavano in superficie, pensieri che avevo fatto miei ma che venivano dalla sua esperienza.

Il mio stile, temo, è spesso simile al mio apiario, che allo sguardo è irregolare mentre tenta qualcosa di utile. In breve , è mia sincera convinzione, che quello che allevia la monotonia di ogni giorno è buono per l’umanità, è mio desiderio diffondere questo credo nella maniera più vasta possibile”.

Ciao GMD.